lunedì 17 febbraio 2014

La valigia del corridore




Il bello della corsa è che puoi praticarla un po’ dappertutto. Non servono né palestre né istruttori. Perciò è uno sport perfetto per i viaggiatori. Bastano solo alcuni piccoli accorgimenti nel preparare la valigia, come del resto in occasione di qualsiasi viaggio di piacere o di lavoro. Alcune regole indispensabili per non farsi cogliere impreparati e trascorrere una serena vacanza o trasferta di corsa. Ecco i consigli di una runner che ha sempre viaggiato parecchio e non ha mai perso occasione per visitare nuovi luoghi correndo.


Regola numero 1. Se state via per un week-end e pensate di correre un giorno soltanto, portatevi i vestiti per due perché potrebbe sopraggiungere un’improvvisa motivazione, vuoi per il tempo meraviglioso o per i percorsi spettacolari, e sareste costretti a riusare gli abiti sporchi (già provato ed è una pessima idea).
Regola numero 2. Se viaggiate in aereo, santificate il bagaglio a mano. Come una ballerina non metterebbe mai il proprio tutù di scena nel bagaglio da stiva, voi non abbandonateci le vostre scarpe o i vostri adorati completi da running. Perché se il bagaglio non arrivasse mai a destinazione vi mangereste le mani, sia per aver perso qualcosa a cui siete affezionati sia perché poi non vi potreste più allenare.
Regola numero 3. Nel viaggio di ritorno, mettete accuratamente i vestiti in un sacchetto a parte, in uno scomparto ben isolato della valigia. Non sto a dirvi perché, tanto lo sapete.
Regola numero 4. Come sapete anche che, se avete la possibilità di fare il bucato, fatelo che è meglio.
 
E ora qualche suggerimento geografico.
 
Regola numero 5. Se andate negli Stati uniti non caricate troppo la valigia. Le attrezzature e l’abbigliamento sportivo lì costano pochissimo e conviene farsi una scorta. Visto che li userete, nessuno vi chiederà di pagare l’iva alla dogana e nemmeno penserà lontanamente di rubarveli. In questo caso, potete tranquillamente metterli nel bagalio da stiva.
Regola numero 6. Se state preparando una maratona su un’isola greca arida come il monte Golgota, non dimenticatevi le borracce. Altrimenti, il vostro allenamento potrebbe davvero trasformarsi in un calvario!
Regola numero 7. Se volete correre a Beverly hills portate un total look rosa. Non vi sentirete mai a disagio.
Regola numero 8. Se volete correre a Cuba, invece, optate per un look sobrio perché vi guarderanno già tutti come degli zombie, chiedendosi a cosa serve faticare quando nella vita è molto più divertente ballare.
Regola numero 9. Se volete correre in una città asiatica scordatevelo. Meglio la palestra dell’hotel. L’effetto Lost in traslation è assicurato.
Regola numero 10. Se volete romanticamente correre al tramonto su una spiaggia, una qualsivoglia spiaggia, da Sanremo a Turks and Caicos, non trascurate la variabile aperitivo. Vedere gli altri che bevono e mangiano in pareo, mentre tu sudi perché ci sono ancora 30 gradi, devi fare un lungo e a pranzo hai mangiato solo frutta per fare il salutista, ti farebbe sentire come Drugo durante il trattamento Ludovico in Arancia meccanica. Quindi, magari cercate di evitare e optate per andare al mattino presto.


Insomma, basta un po’ di accortezza e poi potrete piantare tante bandierine nel vostro mappamondo di runner viaggiatore.

  




domenica 9 febbraio 2014

In pista per una buona causa (così ho fatto la mia prima mezza maratona)





C’è una forza oscura che spinge decine di persone sane di mente a puntare la sveglia alle 6,30 del mattino, la domenica e in pieno inverno, per partecipare a una "tapasciata", parola del dialetto lombardo e significa "camminata lunga e faticosa", aggiungerei "nel fango".
 
Questa forza oscura è il pacco gara gastronomico, normalmente composto da affettati, confezioni di pasta e delizie varie della cucina regionale. Una ragione sufficientemente allettante per affondare le scarpe nel terriccio madido dopo settimane di pioggia, rischiare di scivolare faccia a terra e rialzarsi con una maschera di fango (non termale) sul volto, cadere per sbaglio nel terreno delle mucche al pascolo e macchiare così in maniera irrecuperabile la nuova, meravigliosa, giacca tecnica indossata per inesperienza o, peggio, per vanità.
 
La mia prima tapasciata l’ho fatta essenzialmente per un motivo: provare a fare una mezza maratona senza avere ansia da prestazione, ovvero senza portarmi attaccato alla caviglia il peso di un temibile chip, moderno Chronos dal giudizio incontestabile. In più, ho scelto scientificamente la 5° edizione di Salamellando con l’Avis per il pregevole riscontro culinario, un panino con la salamella.
 
Ironia a parte, uno degli aspetti che trovo più unici della corsa è quello di poter correre per qualcosa, al di là del correre per se stessi, per ottenere un certo risultato o per approfittare di un lauto ristoro.
 
La mia amica Cristina mi ha girato qualche giorno fa il link a un post del Running blog di The guardian, dove è descritta attraverso un video l’avventura di sei guerrieri Masai che hanno corso l’ultima maratona di Londra con lo scopo di raccogliere fondi per costruire un pozzo nel loro villaggio rurale in Tanzania.
Credo che questo sia un meraviglioso esempio di come lo sport possa servire a supportare una buona causa.
 
Il 6 aprile ci sarà la 14° edizione della Maratona di Milano. Anche questa volta, sarà possibile partecipare al Charity program, iscrivendosi con una onlus alla staffetta. Un modo per dimostrare a tutti che correre fa bene e aiuta anche a fare del bene.
Ma tanti saranno gli appuntamenti della prossima primavera.
Basta allacciarsi le scarpette e iniziare a correre.

La meritata ricompensa






Correndo per l'Avis
 
La mezza mi ha regalato anche una giornata di sole dopo settimane di pioggia