lunedì 31 marzo 2014

Di corsa verso Wings for life World Run

Un'immagine della catcher car di Wings for life

Finora non mi era mai capitato di correre una gara che non avesse un traguardo. 
Succederà il 4 maggio a Verona in occasione di Wings for life World Run, una competizione unica nel suo genere perché ciascun atleta saprà dove partirà ma non dove arriverà. A stabilire la fine della prova sarà infatti una vettura, la catcher car, che inseguirà letteralmente i corridori lungo tutto il percorso, partendo 30 minuti dopo il via e viaggiando a una velocità iniziale di 15 km/h, destinata a crescere progressivamente. 
La regola è semplice: una volta sorpassati dall'auto, i partecipanti dovranno smettere di correre. 

Un format speciale, che sarà replicato contemporaneamente in 35 località in tutto il mondo, dall'Australia all'India, dal Sudafrica all'Argentina, per stringere simbolicamente i cuori delle persone intorno a un'importante operazione benefica. Partecipando a questa gara, infatti, ciascun runner potrà contribuire alla raccolta di fondi per sostenere la ricerca sulle lesioni del midollo spinale. 
Red Bull, main sponsor dell’evento, provvederà a devolvere l’intero ricavato delle iscrizioni alla Fondazione Wings for Life attiva nel finanziare i progetti di ricerca. 
Le iscrizioni si possono effettuare sul sito www.wingsforlife.com fino al 20 aprile.
 

Ad aiutarmi a superare i miei limiti e a non sfigurare di fronte agli altri corridori ci sarà Claudio, personal trainer e angelo custode, che affiancherà giornalisti e blogger in un breve ma intenso training preparatorio, cominciato questo fine settimana. 
Un'idea di dove potrò arrivare me la sono fatta. Ho sbirciato il Goal calcutator sul sito della manifestazione. Dovrei riuscire a percorrere 15 chilometri sui 100 totali del percorso. La mia sfida però sarà oltrepassare questo obiettivo. A furia di una ripetute in salita e allunghi,  spero di riuscire a rosicchiare qualche metro alla temuta catcher car!
Per me il conto alla rovescia verso Wings for life World Run è già cominciato.

lunedì 24 marzo 2014

Emozione Stramilano

La partenza della Stramilano agonistica

Una sequenza che va da cinque a dieci fino ad arrivare a 21 chilometri. La Stramilano per me è stata un gioco al raddoppio. Ho esordito con la cinque, accompagnata da una cara amica, sono passata alla dieci e, quest'anno, mi sono cimentata nella mezza maratona agonistica.

In tutti e tre i casi, ho visto la città cambiare per qualche ora, dando la possibilità alle persone di scoprire, correndo, una Milano diversa. Con buona pace degli automobilisti. Quello che più mi ha colpito quest'anno è stato il tifo. Lungo tutto il percorso ho trovato gente pronta ad incitarci, a sostenerci... È incredibile quanta motivazione possa darti un incoraggiamento. Certo, ho visto qualcuno attraversare la manifestazione con lo scooter, ho sentito qualcuno borbottare "questi domani saranno tutti a casa dal lavoro con l'influenza". Ma, per fortuna, sono stati rari casi di maleducazione e antisportività. I milanesi sono stati fantastici e non mi hanno fatta pentire di avere osato questa mezza dalle premesse non rosee: mal di schiena e previsioni del tempo orrende.

La mattina la sveglia suona alle 8, orario più che decente, mi affaccio alla finestra e vedo che non piove. Grido al miracolo. Mi vesto, prendo la sacca e parto verso la sede dei Road runners, la mia squadra. I Road hanno offerto ai loro soci (305 iscritti su 6 mila partecipanti alla mezza) la possibilità di cambiarsi e di lasciare le proprie cose in sede. Un vantaggio non da poco, considerando la coda per il deposito sacche.

Arrivata lì ho la certezza che sarò una delle ultime nella classifica di squadra! La gente è tecnicissima. Sono quasi tutti in calzoncini e canotta, nonostante fuori ci siano 8 gradi, e si spalmano dei gel mentolati per scaldare i muscoli. Escono ricoperti da sacchi della spazzatura per non prendere freddo prima della partenza. Penso tra di me che, col cavolo mi metto un sacco di plastica addosso! Ho una reputazione da difendere! Perciò sono vestita in lungo con la giacca antivento, ovviamente logatissima. Tanto, il mio risultato sarà quel che sarà...

Entro in griglia e anche qui la maggior parte dei corridori si scalda mentre io faccio foto per il blog.

Sparo di cannone. Si parte!

Iniziano per me i miei primi 21 chilometri agonistici. Cerco di seguire il pacemaker delle due ore (è una persona che corre con dei palloncini attaccati alla schiena e tiene il ritmo). Ce la faccio solo per qualche chilometro. Poi penso: "Chiara non sei pronta per le due ore, goditela". Ecco, goditela è un parolone.
Per i primi 13 chilometri va tutto bene. Poi inizio a sentire la stanchezza e dolori vari. Due settimane di fashion week e poco allenamento si pagano caramente. Però vado avanti. Mi prendo tutti gli incitamenti, mi fermo a tutti i ristori. C'è il sole, Milano così è bellissima. Il vento contrario in via Washington, al sedicesimo, mi spezza le gambe. Giriamo in una strada laterale, tra alberi in fiore, e vedo, come Fantozzi, l'arcangelo Gabriele. La pace è dietro l'angolo...
Poco dopo, infatti, ritorno su corso Sempione (per la terza volta in gara!) e, come un miraggio, appare il Castello sforzesco. Ci sono!
Sfilo dentro il parco e arrivo all'Arena. Con me, taglia il traguardo un nonnino vicino ai 100 anni, che ansima in maniera preoccupante. Ma nel suo sguardo c'è tutta la gioia di avercela fatta. Chissà quante mezze maratone avrà alle spalle?

Io ho chiuso la mia prima agonistica in 2 ore e 10. Risultato scarso per i professionisti ma che per me rappresenta una vittoria. La vittoria di una persona che non è nata con un'indole sportiva ma che è arrivata a vincere una sfida con se stessa e, in qualche anno di fascinazione per il running, a tagliare il nastro della sua prima mezza.


Io alla fine della gara che cerco di fare una faccia serena ma, in realtà, sono STRAVOLTA

martedì 18 marzo 2014

Sport therapy


Il finale de I 400 colpi di Truffaut

Cosa starà pensando il signore che corre affiancato dal suo labrador nero? E la ragazza che macina chilometri a passo deciso superando con grinta qualsiasi ostacolo? Cosa si staranno dicendo le due amiche che fanno jogging insieme tutte le mattine e non smettono per un secondo di parlare? 

Chi corre con abitudine nello stesso luogo è avvezzo a incrociare durante i suoi allenamenti le medesime persone durante tutto l'anno, con il cambiare del clima e delle stagioni. Ed è naturale che, prima o poi, venga da domandarsi che cosa passi nella mente di quelle persone. 
È come se ci si conoscesse senza mai essersi rivolti la parola. A fatica, forse, un rapido saluto, come vuole il galateo del running.
 

Il più delle volte, così, si rimane sospesi guardando di sfuggita gli altri e domandandosi cosa passi nella loro mente. 
Come nella scena finale di uno dei capisaldi della Nouvelle vague cinematografica, I 400 colpi di François Truffaut. Il protagonista Antoine scappa dal riformatorio e intraprende una corsa liberatoria verso quel mare, che non aveva mai visto. La telecamera stringe un primo piano sul suo viso, una volta immersi i piedi nelle acque di una spiaggia infinita del nord della Francia. 
Lo spettatore si aspetterebbe una parola, invece è silenzio. Che cosa starà pensando Antoine?
 

Due film maker, Matan Rochlitz e Ivo Gormley, sono partiti proprio dall'idea che la mente dei corridori amatoriali sia particolarmente prolifica durante gli allenamenti e, soprattutto, che le inibizioni siano affievolite in questo specifico momento per costruire un docu-film sulle confessioni strappate ai runner dei parchi londinesi, intitolato The runners
Uno spaccato ironico e commovente sui vissuti più intimi delle persone, con riflessioni sulla vita, sulla morte, sull'amore e sull'amicizia.
 

A confermare che la corsa, in fondo, non è solo allenamento fisico ma una sorta di catarsi spirituale. 
A volte, più efficace e meno costosa di una seduta dallo psicanalista.

venerdì 7 marzo 2014

Le corse delle donne


La Parisienne 2013


Noi donne dovremmo imparare dallo sport un principio fondamentale: lo spirito di squadra. Se lasciassimo da parte invidie, rancori e cattiverie reciproche, la nostra vita ne trarrebbe grande giovamento. E sono convinta che risparmieremmo anche sulle creme antirughe.
La corsa, pur essendo uno sport individuale, può insegnare molto in questo senso. La solidarietà al femminile è il principio che anima tre importanti manifestazioni dedicate alle donne.
Il 25 maggio tornerà a Milano la Avon running, gara organizzata da Avon cosmetics, dopo le tappe di Bari, il 16 marzo, e di Firenze, il 13 aprile. Migliaia di donne correranno per le strade dei tre centri storici per raccogliere fondi da devolvere alla onlus Safiya, all’Associazione Artemisia di Firenze, alla Fondazione Ieo di Milano e alla Fondazione Centri giovanili Don Mazzi. Un modo per stare insieme, divertirsi e fare del bene.
Il 30 maggio, invece, sempre a Milano tornerà la seconda edizione di We own thenight, la 10 chilometri notturna al femminile di Nike, che toccherà anche le tappe europee di Londra, Parigi, Amsterdam e Berlino. Un invito a correre insieme, radurando le proprie amiche per vivere un’esperienza unica, come quella delle 20 mila ragazze che la scorsa primavera, in tutta Europa, hanno allacciato le scarpette e, magari, provato per la prima volta a correre i fatidici 10 chilometri.
Subito dopo l’estate, il 14 settembre, toccherà infine a Parigi con la 18esima edizione de La Parisienne. Una corsa al 100% donna tra le strade della Ville lumière, una bella occasione per poter provare a correre sotto la Tour Eiffel e lungo la Senna. Madri e figlie, amiche e colleghe ogni anno si danno appuntamento per vivere questa esperienza di solidarietà, il cui ricavato è interamente devoluto a sostenere la Fondazione per la ricerca medica sul cancro al seno.
Io lo scorso anno c’ero e ho corso tra il tifo delle altre donne, la musica e le danze. Meraviglioso. Provare per credere e per capire che, in fondo, la solidarietà al femminile non è un’utopia.

Il logo di We own the night 2014

La Avon running